sabato 2 aprile 2011

Ho conosciuto l'uomo-batteria (e mi ha fatto pena).


A cena con persone che non conoscevo, all’interno di un gruppo di persone interessanti “spiccava” in negativo un tizio particolarmente rassegnato, quasi triste. Così, nel corso della serata, questo dice che non andrà a votare ai referendum perchè non ha mai votato e non voterà mai, tanto non cambierà mai nulla; critica ad esempio Grillo (fra i tanti) e dice che non serve a niente prendersela con questo o quello, e via di seguito.
Siccome l’atteggiamento era particolarmente mogio, io che sono un deciso rompiscatole provo a stuzzicarlo e domandargli qualcosa: così viene fuori che vive ancora coi genitori; ha avuto una ragazza ma poi si sono lasciati perchè lui non si vede in prospettiva impegnato in una relazione duratura; ovviamente non solo non ha figli ma non ha la benchè minima intenzione di averne; ha un lavoro ma si capisce che “gli tocca”: non c’è nessuna luce nel suo sguardo, nessun argomento che lo accenda, neanche i classici del calcio o delle belle donne; parla guardando in basso, non ti guarda quasi mai negli occhi e non si riesce a trovare nulla che lo “accenda”.
Questo è il prototipo dell’uomo batteria rappresentato nel film Matrix: un essere la cui vita ha l’unico scopo di produrre energia per il sistema; un sistema di cui lui non ha conoscenza e che lo utilizza fintanto che ne ha bisogno, poi lo butterà via; un sistema che ha bisogno di persone rassegnate, che non hanno nessuna aspirazione se non quella di di arrivare a fine giornata, a fine settimana, di farsi riempire la testa di consigli per gli acquisti e di versare il frutto del loro lavoro nel sistema stesso, sotto forma di tasse, accise, carburante, gadgets e (falsi) ritrovati per la felicità, siano essi dentifrici per denti più bianchi o bibite gassate che ti faranno sentire giovane, bello e cercato dalle donne.
Non ho potuto fare a meno di pensare, conoscendo questa persona, a quanti sono caduti nella trappola, incapaci anche di rendersi conto del loro stato di rassegnazione, a quanti abbiano abbandonato la ricerca di una vera ragione per vivere, uno scopo per cui Dio ci ha messo in questo mondo, a quanti, per citare ancora una volta De Mello, abbiano dimenticato di essere aquile e, credendosi polli, si accontentano di razzolare nel fango per cercare qualche verme.
E non ho potuto fare a meno di pensare all’etimologia della parola entusiasmo:
La parola entusiamo tra origine dalla radice greca thus- (in sanscrito dhu-), da cui il verbo greco enthousiazein , cioè essere inspirato, essere appassionato, avere un afflato verso qualcosa o verso qualcuno. La radice thu- aveva un’accezione ancora più marcata: indicava una sorta di furore, di impeto, di slancio, addirittura di delirio sacro…(da cui il greco thuas=baccante).
Un’altra etimologia della parola entusiasmo possiamo attribuirla al greco enthus o en-theos, cioè avere un dio dentro, essere invasato, essere ispirato da una forza esterna irresistibile

Ancora una volta: togliamo Dio dalla nostra vita, e cosa rimane? Nulla, tutt’al più delle Duracell utili solo fino a che non sono scariche…


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